Skip to main content

Sviluppo e innovazione sono ormai diventati il cardine della quotidianità di privati e aziende.
Partendo da un immaginario dove la carta sembrava irrinunciabile, ci siamo abituati a quanto la tecnologia possa crescere in brevi tempi e ai risultati inimmaginabili che può raggiungere. Questa nuova rivoluzione ha rinnovato ogni aspetto delle aziende: dagli strumenti discussi nelle riunioni di top management, alle scrivanie del singolo impiegato.

Grazie all’esperienza DyFlowing in aziende di fashion e luxury abbiamo avuto modo ti toccare con mano e prendere consapevolezza del fatto che una nuova frontiera tecnologica è stata raggiunta, capace di arrivare sui tavoli degli operai e degli artigiani contribuendo ad un rinnovo sempre più incalzante e sorprendente. Questa innovazione è stata possibile grazie a nuovi strumenti in fase di sviluppo che iniziano a plasmare un nuovo concetto di lavoro.

Un esempio predominante è la tecnologia Text-to-Image sviluppata da Elon Musk, personaggio controverso ma visionario. Grazie a questa tecnologia è possibile descrivere testualmente un’immagine desiderata e lasciare che l’AI (Artificial Intelligence) “disegni” l’immagine per te.

La portata di questo strumento e la sua crescita alacre, in pochi anni lo hanno portato da rappresentare un “elefante rosa che vola” come un quadro astratto in stile Salvator Dalì, ad un elefante rosa con orecchie grandi come ali, oppure trasportato da una imbragatura appeso ad una mongolfiera.

L’AI ed il suo continuo auto-apprendimento, l’ha messa in condizioni di partire dell’astratto e di arrivare a capire che, per volare, un elefante avrebbe avuto bisogno di uno strumento: che siano ali o palloni aerostatici.
Ma come può essere implementata questa tecnologia nel mondo del lavoro? Le applicazioni sono molteplici:

  • Illustrazioni di fantasia (due cani umanoidi che giocano a scacchi su una montagna nebbiosa con fiori luminosi);
  • Modelli di architettura (una villa in stile minimalista con un porticato in legno su una piscina ovale);
  • Foto per un menù (una ciotola contenente una zuppa con patate, barbabietole, fagioli, carote e prezzemolo);
  • Bozzetti di abiti (abito da sera femminile a tubino con apertura a V sulla schiena, con scollo decorato da piume di pavone di colori rosa e azzurro);
  • Modelli di scarpe (sneakers bianca con plateau di 2 centimetri, fasce diagonali di colore giallo e marrone e lacci in cuoio verdi);
  • Arte figurativa (una raffigurazione di Barack Obama in stile Pablo Picasso con i colori tipici dei macchiaioli fiorentini).

Attraverso le idee ed una prima immagine visiva, sarà possibile farsi ispirare e generare nuove idee in tempi innovativi rispetto a quelli a cui siamo abituati.

Una seconda tecnologia di ampio impatto è il Metaverso in sviluppo da Mark Zuckerberg che scardina l’approccio visto finora CtB (Customer to Business) proponendo un progetto che sarà, all’atto pratico, BtC (Business to Customer).

Immaginando questa tecnologia non dobbiamo fermarci alla AR (Augmented Reality) ma pensare ad una realtà mista dove, con un visore, in una sala riunioni potrai discutere “fisicamente” anche persone connesse dall’altra parte del mondo. In uno studio di registrazione, il fonico potrà usare un mixer digitale come i pannelli trasparenti e luminosi che siamo abituati a vedere nei film futuristici. Perfino una calasse del liceo potrebbe andare in gita nell’antica Roma.

Quello che vediamo rinnovarsi non è solo l’approccio al lavoro, bensì l’approccio culturale dell’essere umano: siamo davanti ad un cambio nell’educazione e quindi ad un cambio della narrativa con cui è scritta la storia dell’uomo.

Nella realtà fashion-luxury esperienziale, abbiamo avuto modo di vedere come queste tecnologie e innovazioni vengono impiegate e come tutta l’organizzazione aziendale sia amalgamata dall’artigiano allo sviluppatore, dal manager allo stilista; andando a strutturare il progresso aziendale sulla Business Proximity che avvicina il singolo operaio alla più complessa tecnologia.

La chiave di questo successo è la creazione di un tessuto organico interconnesso di competenze e risorse che riesca a muoversi autonomamente nel dedalo delle sfide aziendali, di business, tecnologiche, creative e produttive. Questo obiettivo è perseguibile grazie alle strategie di Ruud Gullit che nel suo libro “Non guardare la palla. Che cos’è (davvero) il calcio” del 2016, ci spiega che per vedere a pieno una partita non dovremmo mai focalizzarci sulla palla ma vedere tutto il gioco ad ampio spettro: il nostro tessuto organico.

In sintesi, attraverso lo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate le aziende sono in grado di abbracciare ogni fase del processo produttivo; implementando delle strategie di business proximity volte all’analisi macro dei processi diventa possibile aumentare la sfidante sinergia tra manuale e digitale. Con queste potenti premesse lo sviluppo tecnologico approda ad una fase successiva dove le tecnologie saranno al centro del processo creativo e produttivo.

Pertanto, la domanda nasce spontanea: ma se educhiamo le macchine a fare il lavoro che facciamo noi, l’essere umano a cosa serve?

Noi umani siamo i creativi di questo processo e non potremo essere superflui: non solo per la necessita di programmare e mantenere le strutture digitali, ma anche per l’indole fantasiosa e visionaria del cervello umano che è insostituibile e non programmabile.

Ricordiamoci per un attimo i pittori (la creatività umana) che catturavano immagini, colori, panorami. Con l’avvento della fotografia (la tecnologia) il cambiamento è avvenuto sullo strumento utilizzato poiché i nuovi fotografi continuano ad attingere alle loro conoscenze e competenze di luci, inquadrature, colori, momenti da catturare, così come lo si faceva su tela.

Con questa grande opportunità, tutti noi, pittori del nuovo millennio, potremo diventare fotografi del futuro, senza rinunciare ad una pennellata su tela, quando lo riterremo necessario.

Wtitten by Saverio Landini – Senior BI Consultant & Data Scientist @DyFlowing